“Un sistema biologico complesso accetta estese variazioni del suo schema strutturale e vi si adatta funzionalmente, purché tale variazione non violi le regole che lo hanno originato e non interferisca con insiemi vitali adiacenti. Il successo o l’insuccesso di una correzione ortognatodontica non risiedono solo nelle tecniche messe in opera, ma nell’aver programmato la loro applicazione secondo norme compatibili con il substrato biostrutturale ed il divenire di quel determinato soggetto” . (B. Genone: Ortognatodonzia 1987 )

Definizione ed Epistemologia

Possiamo definire il “biotipo” come il risultato di un’impronta che dà all’essere umano un insieme di caratteristiche assolutamente personali e la cui interpretazione permette di capire il gioco funzionale del soggetto osservato e la funzione umana che gli è dovuta.

Nonostante la valutazione biotipologia figuri al primo posto del procedimento diagnostico delle disgnazie, è raro trovare nei testi di ortodonzia una trattazione approfondita sull’argomento; generalmente ci si limita ad una sterile classificazione di morfologia cranio-facciale.

La scuola costituzionalista ha avuto grande risalto in passato ad opera di studiosi quali Viola, DeGiovanni, Pende, Martiny, Sigaud, per citarne alcuni.

Attualmente è sicuramente l’omeopatia, indipendentemente al fatto che ci si creda o meno, a fornirci la miglior chiave di lettura sull’argomento.

Leon Vannier, un padre della scuola omeopatica francese, definiva la costituzione come “ciò che è”, determinata dall’osservazione dello scheletro, dallo studio della forma e, soprattutto, dall’esame dei rapporti che legano le diverse parti del corpo i quali “ non mutano mai nel corso della vita, nessuna terapia può modificarli; solo l’ortodonziase applicata alla giusta età, può correggere le deformazioni della bocca del fluorico, le cui altre caratteristiche tuttavia persistono”.(L. Vannier,1952)

La costituzione veniva quindi definita come la “ Costante dell’essere”, la variabile era il “ Temperamento”, rappresentato dal insieme delle possibilità fisiche, biochimiche,  psicologiche e dinamiche del soggetto, costituito da due elementi:

–        ciò che ci è stato tramandato: l’atavismo, l’Ens Seminis di Paracelso

–        ciò che ci è stato rimesso: il possibile, l’Ens Virtutis

Tali costituenti non possono essere separati perché l’uno rappresenta il lascito dei nostri genitori che dobbiamo subire e contro cui dobbiamo lottare, l’altro rappresenta l’affermazione della personalità.

Tuttavia, nella nostra epoca, a causa del prevalere dei cosiddetti “fattori peristatici”, quali lo stress in tutte le sue forme, l’inquinamento ambientale ed alimentare, la medicina farmacologia che, se da un lato cura l’effetto della malattia dall’altro deprime la reattività dell’organismo, si tende ad essere meno categorici e a dare un’interpretazione più elastica delle suddette teorie.

In chiave moderna la costituzione và intesa come la predisposizione individuale a rispondere a stimoli esterni patogeni: se questi hanno un’intensità maggiore alle capacità di compenso dell’organismo l’equilibrio si rompe e compare la patologia.

In definitiva la costituzione individua la reattività del soggetto definendo il suo “valore soglia”.

Di concerto con quello costituzionalista, il concetto di “ Diatesi” rappresenta l’evoluzione moderna della “ Teoria dei Miasmi” di S. Hanneman, il fondatore dell’omeopatia, il quale riconduceva l’origine delle malattie ad una triade di complessi patologici:

–        La Psora per pregressa infezione da Sarcoptes Scabei

–        La Sicosi per pregressa infezione da Neisseria Gonorree

–        La Sifilide per pregressa infezione da Treponema Pallidum

A questi tre complessi sono stati più tardi aggiunti ad opera della scuola francese ( A. Nebel ), due nuovi insiemi, il tubercolinismo ed il cancerinismo e, più recentemente il vaccinismo e l’antibiotismo.

Questa antica classificazione, pur avendo perduto molto del suo significato originale, viene mantenuta dalla maggior parte delle scuole omeopatiche, non fosse altro per la rilevanza dei suoi contenuti filosofici (Ghatak).

Classificazioni e Corrispondenze Biotipologiche

La classificazione dei biotipi che meglio risponde alle esigenze cliniche ortognatodontiche è quella di Sheldom (1940) ripresa da Sassouni (1969), che considera tre somatotipi, in relazione al maggior sviluppo o al prevalere funzionale degli organi di uno dei tre foglietti embrionari sviluppati dalla gastrulazione. Si distinguono quindi il biotipo:

–        Mesomorfo

–        Ectomorfo

–        Endomorfo

Tale classificazione trova corrispondenza in quella su base neuro-endocrina di Pende ( longilineo o brevilineo stenico e astenico ), in quella morfologico-funzionale di Sigaud ( biotipo respiratorio, digestivo, cerebrale e muscolare ) e in quella omeopatica di Vannier.

Quest’ultimo distingueva la costituzione in:

–        Sulfurica

–        Fosforica

–        Carbonica

–        Fluorica

Tale classificazione prende a riferimento i minerali primari che hanno permesso la comparsa della vita sulla terra.

Inquadramento Neurovegetativo

Al fine di diagnosticare la prevalenza biotipologia, a parte i caratteri morfologici ed endocrino-metabolici, risulta molto utile e pratico inquadrare il soggetto da un punto di vista neurovegetativo.

L’ipotalamo anteriore, detto trofotropo, è l’origine del sistema parasimpatico, mentre l’ipotalamo posteriore, detto energotropo, dà origine al sistema ortosimpatico. La nostra vita è tutta un pendolo di attivazioni prevalenti ed alternate dei due sistemi che stabiliscono il cosiddetto “ritmo nictemerale”.

Tale ritmo viene indotto dall’ipotalamo ma è comandato dalla “ Sostanza Reticolare “ (S.R.); le due formazioni sono connesse nei due sensi attraverso il fascio longitudinale dorsale di Schutz. La S.R. agisce come un vero e proprio volano d’inerzia, filtro e amplificatore di tutte le afferenze ed efferenze corticali e cerebellari che regolano l’attività motoria.

Nei nuclei della S.R. mesencefalica, sono situati gruppi di neuroni che si definiscono “generatori di pattern centrali “ ( CPG) che, quando stimolati, inviano segnali efferenti a gruppi di cellule in sede caudale, originando specifici pattern di movimento.( Willis1985)

Gli impulsi discendenti  sono trasportati al midollo spinale da due fasci:

Fascio reticolo spinale laterale, detto inibitore per la sua azione inibitrice sui nuclei del corno anteriore del midollo spinale.

Fascio reticolo spinale mediale detto facilitatore per la sua azione sui nuclei del corno anteriore.

Mediante gli interneuroni, condizionano gli alfamotoneuroni (AMN ) e gammamotoneuroni (GMN) che attivano la funzione muscolare.

Sinapsano inoltre, con i motoneuroni (MN) e AMN della colonna intermedio-laterale (IML)  da cui variazioni sistemiche e locali delle funzioni di Simpatico (OS) e Parasimpatico (PS),  con effetto specifico e prevedibile sul SIC degli AMN e dunque, sui pattern di forza e debolezza muscolare.

Quindi, la qualità dell’equilibrio neurovegetativo ed ogni sua variazione, fisiologica o patologica, può essere letta nel tono muscolare posturale statico e dinamico. Ciò rende conto, ad esempio, della variabilità della posizione di riposo mandibolare ( descritta precedentemente ) e quella dell’appoggio podalico ( diversità dell’impronta podalica in momenti diversi della giornata )

Il neurofisiologo ed antropologo francese R. Bourdiol è stato sicuramente il ricercatore che maggiormente ha definito il ruolo primario svolto del sistema neuro-vegetativo nel determinismo della postura corporea in fisiologia ed in patologia ( vedi bibliografia ).

Egli riconosce fondamentalmente due sindromi disfunzionali posturali:

–        la sindrome involutiva, caratterizzata da ipotonia muscolare, scapolum posteriore, piede piatto-valgo e tendenza alla protrusione mandibolare, tutte espressioni di una prevalenza parasimpatico-tonica

–        la sindrome reattogena, caratterizzata da ipertono muscolare, dorso anteriore, piede cavo e tendenza alla retrusione mandibolare, tutte espressioni di prevalenza ortosimpatica.

Elemento chiave è definire dunque se il paziente abbia:

–        una tendenza Vagotonica, espressione di anabolismo, accumulo e rallentamento metabolico

–        una tendenza Simpaticotonica, espressione di catabolismo, dispersione e accelerazione metabolica.

Il paziente mesodermico- sulfurico e endodermico-carbonico  sarà bonario, apatico e grasso con un comportamento flemmatico-lento o sanguigno vivace: le due diverse espressioni dell’atteggiamento vagotonico. Il paziente cordoblasta-muriatico, ectoblasta- fosfo-fluorico sarà nervoso, ipersensibile e magro con un comportamento malinconico-depresso o nevrotico iperattivo: le due diverse espressioni dell’atteggiamento simpaticotonico.

Nella prima condizione neuro-vegetativa (vagotono) sarà più probabile lo sviluppo di:

–        accrescimento cranio facciale e scheletrico generale in prevalente flessione-rotazione esterna

–         maloccusioni dento-scheletriche di 2° classe 2° divisione e/o 3° classe deep-bite

–        ipotono delle catene muscolari posteriori e relativo ipertono di quelle anteriori che portano a posture adinamiche tendenti alla cifosi (sindrome involutiva).

–        facile stancabilità e algie muscolo-articolari che migliorano con il riposo

–        malattie da accumulo tossinico

–        manifestazioni catarrali

–        affezioni congestivo-proliferative.

Nella seconda condizione neuro-vegetativa (simpaticotono) sarà più probabile lo sviluppo di:

–        accrescimento cranio-facciale e scheletrico generale in prevalente estensione-rotazione interna

–        malocclusioni dento-scheletriche di 2° classe 1° divisione e 3° classe open-bite

–        ipertono delle catene muscolari posteriori con posture iperattive che portano allo sbilanciamento anteriore e all’atteggiamento scoliotico (sindrome reattogena).

–        ipercinesi con algie da contrattura di tipo legamentoso che migliorano con il movimento

–        malattie rapidamente debilitanti

–        manifestazioni infiammatorie spastiche

–        affezioni sclerotiche-retrattive.

Conclusioni

La valutazione del terreno diatesico-costituzionale del paziente in età evolutiva dovrebbe essere prioritaria nella diagnostica ortognatodontica in quanto ci permette di definire il suo grado di adattabilità e le sue possibilità di compenso di fronte al nostro intervento.

L’impostazione di un adeguata terapia di supporto del terreno permetterà poi al terapeuta di ottenere una velocizzazione e stabilizzazione dei risultati ( mettendoci al riparo della recidiva) e, soprattutto, al paziente di conservare o migliorare il suo stato di salute generale. 

Prof. Dr. Giuseppe Stefanelli

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