Rivedendo questa vecchia slide di miei vecchi corsi riguardante le lungimiranti conclusioni “scientifiche” della seconda Consensus Conference sulle correlazioni tra occlusione e postura del 2008 mi vengono spontanee alcune considerazioni.

Domandiamoci serenamente quale medico, già saturo di problemi, assillato e sopraffatto dalle mille responsabilità quotidiane, con la mente cristallizzata nel nozionismo convenzionale e relegata nell’ortodossia imperante, intrappolato nello scientismo dogmatico, inconsapevolmente addomesticato ad adorare protocolli terapeutici ed emergenti miti di tecnologia decotomizzante, indottrinato a puntino dalla letteratura scientifica delle multinazionali del commercio; quale medico, dicevo, pur di fronte alla rivelazione di un nuovo metodo di diagnosi e terapia, potrebbe ridiscutere se stesso, il proprio operato e ricominciare a studiare con profitto una nuova scienza diagnostico-terapeutica che richiede altrettanti anni di studio e di applicazione, scartando la sicurezza della propria routine professionale e i benefici della posizione faticosamente raggiunta per ricominciare tutto da capo?

Un’accettazione di questo tipo, una “conversione” in tal senso, significherebbe inoltre aderire a una pratica che è ancora biasimata e appena tollerata dal pensiero accademico ed esporsi a nuove responsabilità nella propria “missione” o “passione” quotidiana.

Capita sovente che personaggi disinformati, spesso in mala fede e colmi di livido pregiudizio, oppure semplicemente arroganti e convinti di essere i veri “sacerdoti” del sapere, siano chiamati dai mass-media a esprimere giudizi e considerazioni su qualcosa che in realtà non conoscono.

Allora assistiamo puntualmente ai soliti discorsi pregiudizievoli e alle puntuali quanto ignoranti considerazioni; “ignoranti” perché nella migliore delle ipotesi, questi soggetti ignorano totalmente ciò di cui stanno parlando, arrogandosi il compito di sproloquiare su di una materia così complessa.

Si potrebbe osservare che se i fisiologi avessero solo il termometro come strumento di indagine, essi vedrebbero solo modificazioni di temperatura in ogni manifestazione della vita. Oppure sarebbe come se volessimo impadronirci del significato di un libro con le sole analisi meccanica e chimica dei materiali fisici di cui il libro è costituito, senza l’idoneo lettore che comprenda il codice semantico e ci fornisca anche l’adeguata lettura ed interpretazione del testo.

Sarebbe come dire dopo aver attentamente esaminato e studiato la Divina Commedia di Dante Alighieri, lungimiranti ricercatori ci dicessero che Dante è un ciarlatano perché nella sua opera c’è solo la cellulosa della carta!

Eppure ancor oggi, in biologia e medicina, i processi della materia vivente vengono considerati come se fossero solo processi meccanici e chimici.

Un giorno, il grande Galileo chiese ad uno di questi scienziati di guardare attraverso il cannocchiale per verificare la verità di alcune sue affermazioni. Il tipo, che dev’essere stato senz’altro il progenitore di uno dei tanti e attuali collezionisti di certezze, constatata l’identità delle prove, disse candidamente che preferiva non guardare, perché le teorie di Aristotele non avrebbero potuto spiegare ciò che egli stesso avrebbe potuto vedere. Ebbene, costui doveva senz’altro avere interessi da difendere oppure era completamente idiota!

Se dovessimo contare sulla imparzialità degli scienziati – scrive Karl Popper in Miseria dello storicismo – la scienza, perfino la scienza naturale, sarebbe del tutto impossibile.

Rifiutare aprioristicamente la correlazione tra occlusione e postura perché non è ancora “scientificamente” spiegabile è sicuramente un’idea che spesso cela la malafede di chi vuole difendere ben altri consolidati interessi; oppure è la più lampante dimostrazione di arrogante stupidità.

Prof. Giuseppe Stefanelli

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