La prevalenza dei DTM nella popolazione è molto elevata soprattutto negli adulti (20-50 anni) e in particolare nelle donne, ma solo il 5-10% richiede un trattamento, tenendo conto che l’evoluzione naturale di questi disturbi vede, nel 40% dei casi, una risoluzione spontanea.

La causa è multifattoriale, caratterizzata da fattori scatenanti (trauma) a cui si associano fattori predisponenti, di tipo comportamentale, emozionale e/o psicosociale capaci di contribuire allo sviluppo e alla persistenza dei DTM. L’85-90% dei pazienti ha beneficio da cure non invasive, counseling sulle abitudini parafunzionali, riposo evitando movimenti mandibolari eccessivi, terapia antinfiammatoria non steroidea ed eventuale applicazione di bite. (Scrivani SJ, Keith DA, Kaban LB. Temporomandibular disorders. New England J. Med. 2008 Dec.)

Tali illuminate considerazioni riprendono quelle della Consensus Conference svoltasi a Bethesda nel 1996 avente come tema gli attuali indirizzi per la gestione delle procedure preventive e terapeutiche da adottare per i DTM concordano sul fatto che non vi sono dati sufficienti a supportare le più comuni convinzioni sugli effetti profilattici e terapeutici delle metodiche invasive finalizzate ad effettuare ampie modifiche dell’occlusione.

Come dire, piuttosto che far male non sapendo cìò che si stà facendo, meglio non fare!

Sarebbe come consigliare ad un paziente disfunzionale di eliminare lo stress smettendo di lavorare, ritirarsi in un convento tibetano a mangiare latte e miele e a meditare. Se non bastasse gli si potrebbe prescrivere di fumare una decina di spinelli di Cannabis al giorno ( in alternativa al Lexotan o al Rivotril) : otterremmo così un drogato in più ma sicuramente un DTM in meno!

Per dirla con Ronald Roth “ Saltare sbrigativamente alla conclusione che tra l’occlusione e i DTM non sussista alcun rapporto, semplicemente perché nessuno studio è ancora riuscito a dimostrare in modo inconfutabile l’esistenza di tale associazione, mentre altri studi avrebbero dimostrato il contrario, è quanto meno scorretto; nella peggiore delle ipotesi tale affermazione potrebbe addirittura essere vista come un tentativo di scaricare le proprie responsabilità professionali e di esentarsi di fornire al paziente un’occlusione perfettamente funzionante, per non doversi poi ritrovare a dover difendere la disciplina ed il proprio operato in sede legale”.

L’utilizzo dello stesso trattamento

L’odontoiatria “scientifica” ha riservato lo stesso trattamento anche nel caso delle correlazioni tra occlusione e postura; non essendo preparata ad affrontare il problema ha preferito cercare di eliminarlo attraverso un ulteriore “consensus” che ne negasse la valenza scientifica (“Consensus sulle correlazioni occluso-posturali”  Istituto S. Raffaele, Milano 1997).

Purtroppo la posturologia si porta inesorabilmente dietro due imperdonabili peccati originali: il primo è rappresentato dal fatto che essa è qualcosa che varia da individuo a individuo, è come la nostra impronta digitale, unica ed irripetibile; il secondo è che necessita di quel famoso approccio multidisciplinare da tutti auspicato, anche nel caso dei DTM, ma da pochi veramente attuato. Già è difficile per l’ortodonzista dialogare con il protesista e questi con il chirurgo parodontologo o implantologo, figuriamoci doverci confrontare con l’otorinolaringoiatra, l’oculista, il fisiatra, il fisioterapista, o addirittura con un osteopata o un chiropratico, ognuno con le proprie convinzioni e procedure di diagnosi e terapia.

Ritengo non sia sufficiente dichiarare che i DTM riconoscono una genesi multifattoriale e quindi necessitano di un approccio multidisciplinare, per poi non riconoscere che lo studio della postura potrebbe proprio essere il modo per poterlo attuare!

Ad esempio, la tecnica SOT del chiropratico De Jarnette prevede che nelle disfunzioni pelviche definite di Categoria 2 (torsione pelvica e sublussazione sacro-iliaca) la ATM sia SEMPRE INTERESSATA in senso causativo o adattativo.

Ecco allora che un problema podalico, di ginocchio, di bacino può determinare un DTM.

  1. Schmitt, altro chiropratico e neurologo funzionale, sostiene poi che circa l’80% delle lesioni craniali e dei DTM sia correlate a problemi del sistema endocrino e immunitario mentre solo il 20% sarebbe le cause meccaniche o strutturali!

Anche un problema di EMISFERICITA’ cerebrale ( prevalenza funzionale di un emisfero cerebrale ) può determinare un DTM. Senza scendere nei dettagli, che sarebbe lungo e complicato, è documentato con RMN funzionale che masticare a destra attiva l’emisfero cerebrale sinistro. Vi pare allora plausibile il discorso inverso e cioè che la prevalenza funzionale dell’emisfero sinistro, inducendo una masticazione destra abituale determini un DTM omolaterale? ( Planas docet ).

E non dobbiamo dimenticare che qualunque sia la causa determinante il Sistema Limbico con il suo circuito emozionale non può non essere interessato.

Cosa fare in caso di paziente con disfunzione temporo-mandibolare

E’ a tutti noto che il paziente disfunzionale ATM viene classificato come nevrotico e spesso vira verso la psicosi maniaco-ossessiva se non adeguatamente trattato. L’approccio classico  prevede, come ho già detto, il supporto farmacologico e nei casi più gravi il ricorso al neuropsichiatra. Sarebbe auspicabile riuscire ad evitare questa procedura al paziente e lo si può fare, se si interviene precocemente, cercando di evidenziare quali e come le emozioni o i sentimenti negativi sottostanno al disagio posturale e dunque cranio-mandibolare.

Un’esperienza è vissuta contemporaneamente da tutti i sistemi sensoriali e memorizzata nella sua complessità. La memoria delle esperienze è importante quanto lo stato di salute dei singoli recettori. posturali.

Quindi non il Sistema Stomatognatico solo come forma e posizione dei denti, ma anche il comportamento tenuto dai muscoli e dalla lingua a protezione della cavità orale.

Non solo l’occhio imperfetto che sbilancia la postura, ma le emozioni che il sistema visivo ha memorizzato contemporaneamente ad altri sistemi. L’attenzione rivolata alla pellicola, non solo alla macchina fotografica.

Non solo l’orecchio come raccoglitore di suoni, ma la memoria di rumori o parole che ci hanno sorpreso.

Non solo i successi ma anche gli insuccessi del sistema vestibolare nel mantenere l’equilibrio insieme agli altri sistemi

Le cicatrici, non per l’estensione del danno tessutale, ma l’esperienza traumatica memorizzata in combinazione con tutti gli altri recettori esteropropriocettivi. In definitiva la riprogrammazione posturale e la riabilitazione del DTM non può prescindere dalla multisensorialità e dall’approccio globale o sistemico.