Il primo problema che si pone è di ordine ETICO. Vale a dire la terapia medica, di qualunque natura sia, deve essere centrata sul paziente o sulla patologia?

L’attitudine della medicina occidentale e più in generale della medicina moderna Evidence Based, vale a dire quella basata su dati e riscontri rigorosamente scientifici , oggettivi e riproducibili è certamente quella di dirigere la terapia sulla patologia. Bene, ma possiamo considerare la malocclusione dentale una patologia?

I dati presentati dal Terzo Studio della Ricerca nazionale sulla salute e alimentazione (ANES III) forniscono un chiaro quadro delle malocclusioni nella popolazione statunitense degli anni ’90. Nella maggior parte dei gruppi razziali ed etnici risulta che solo il 35% dei soggetti presenta un buon allineamento dentale.

Recentamente Shaw et coll. (GB) hanno sviluppato un sistema per la classificazione delle malocclusioni, l’indice della necessità di trattamento (IOTN) che prevede due componenti: la salute dentale (anomalie rispetto all’occlusione dentale) e i problemi estetici ( rispetto al modo in cui i pazienti si identificano rispetto a fotografie di mal occlusioni selezionate).

Il risultato è che il 57-59% di ogni gruppo razziale ed etnico presenterebbe necessità di trattamento ortodontico ( Peck H, Peck S: A concept of facial esthetics, Angle Orthod 40 :284, 1970 )

L’analisi dei dati per la malocclusione dentale

Mi pare evidente che una così larga diffusione di malocclusioni non può essere una patologia ma semplicemente una deviazione dalla NORMA IDEALE! OK….. MA QUALE NORMA?? Quella di Angle che ha basato la sua classificazione sulla valutazione di un cranio a secco ? oppure quella di Andrews che ha stabilito le 6 chiavi ideali della occlusione su un campione di 200 marines americani? O quella di Tweed che si basa sulla posizione degli incisivi e prevede estrazioni scellerate, o ancora quella di altri autori che si basano sull’estetica dei tessuti molli ( Classe cutanea ). Non voglio tornare sull’argomento estetica, che ho già sviluppato sui miei libri e in altri articoli, ma vorrei rimarcare che proprio in nome dell’estetica  l’ortodonzia rischia spesso di divenire iatrogena, vale a dire determinare più danni che benefici.

“La malocclusione ha il significato di una risposta adattativa  “intelligente “ di un sistema biologico a fattori destabilizzanti, mentre la terapia quello di una “riprogrammazione posturale intelligente” da raggiungersi con l’abbinamento di più ausili terapeutici funzionali, nel rispetto della fisiologia dell’individuo.”  Petrovic (Teoria Cibernetica)

Stabilito dunque che l’occlusione altro non è che la risultante dell’equilibrio cranico e muscolo-fasciale sotto stimolo funzionale, possiamo definire la malocclusione come un tipo di risposta adattativa del “ sistema ” a fronte di fattori che tendono a destabilizzarlo.

Posso modificare questo schema adattativo?

La risposta è SI, ma solo se interveniamo precocemente in età evolutiva, vale a dire durante lo sviluppo del sistema cranio-facciale, là dove origina la malocclusione e soprattutto correggendo le funzioni ( respirazione, deglutizione, masticazione ) sicuramente alterate. La terapia, vale a dire la sostituzione di uno schema di adattamento con un altro, non può prescindere dall’ individuare e possibilmente eliminare quelli che sono stati i fattori che hanno concorso a determinarlo.

L’obbiettivo generale in ortodonzia dovrebbe dunque essere quello di favorire il raggiungimento di un nuovo “equilibrio dinamico” tra le componenti del sistema stomatognatico che sia il meno distruttivo, il meno instabile, il meno energeticamente dispendioso possibile, nell’assoluto rispetto dello schema cranio-posturale individuale!

In età adulta la malocclusione può rappresentare “la miglior occlusione possibile” per il soggetto ed il modificarla, seguendo dettami estetici, potrebbe alterare l’organizzazione neurologica propriocettiva della testa in primis (oculocefalogiria) e poi dell’intero sistema posturale