La maggior parte dei soggetti è destrimane; ma non tutti, quindi questa affermazione non è assoluta.

È stato stimato che l’84% dei bambini destrimani di età inferiore ai 5 anni hanno la sede del linguaggio e della parola nell’emisfero Sx ma l’altro 16% ha la sede del linguaggio in entrambi gli emisferi. Inoltre, in bambini con danni all’emisfero sinistro, quello destro compensa e alberga le funzioni del linguaggio e della parola.

Uno dei termini che si usano sempre quando si parla di sistema nervoso è Plasticità Cerebrale. Il Sistema Nervoso Centrale è plastico. Si modella, si adatta, risponde, di adegua, e guarisce anche.

La necessità di lateralizzare le funzioni cerebrali deve essere una questione di efficienza. Deve essere così perché così funziona “meglio”; cioè se hai un libro lo tieni in un solo luogo non metà da una parte e metà dall’altra.
Tuttavia, se hai più libri questi possono stare in luoghi diversi della stessa biblioteca e l’utilità complessiva della biblioteca è sempre legata alla possibilità di accedere a ciascun volume in modo semplice e rapido.

L’influenza degli stimoli esterni nella plasticità cerebrale

Gli stimoli esterni sono infiniti; interferiscono/modellano il DNA. Non è nel DNA di un cavallo fingere di morire in un film d’azione, né è nel DNA di una tigre saltare sulle zampe posteriori e attraverso cerchi di fuoco in un circo.

Ogni organismo vivente è un’antenna che riceve segnali. Tutti i segnali tranne “uno” sono “transienti”, cioè sono temporanei: si accendono, si spengono e cambiano intensità come il rumore o il silenzio, la luce e l’oscurità, uno schiaffo, una carezza e via dicendo all’infinito. L’unico stimolo/segnale costante è la Forza di Gravità. La crescita lo sviluppo, la creatività, il senso del bello, del piacevole/disdicevole e via dicendo all’infinito, si sviluppano in un corpo che si adatta e risponde senza interruzione alla costante forza di gravità.

Questo è un invito a fare come i bambini: saltellate, ondeggiate, camminate, a 4 zampe, rotolatevi, ballate, lanciate in aria una palla e prendetela con l’altra mano, ad occhi chiusi e via dicendo all’infinito. Esplorate il vostro rapporto con la forza di gravità.

Se vogliamo farla semplice, potremmo provare a ridurre il compito del cervello e dell’intero Sistema Nervoso ad uno solo: esplorare l’ambiente circostante e comportarsi di conseguenza. Questa è un “Conditio Sine Qua Non” per svolgere qualsiasi altra funzione, per fare qualsiasi altra cosa.

Provate a programmare una vacanza o a prenotare un ristorante o a leggere un libro mentre vi gira la testa, o mentre siete su una giostra e tutto si muove. Se il cervello è in affanno nel capire in che posizione nello spazio si trova il corpo non può svolgere nessuna altra funzione.

Nel corpo umano circolano diversi litri di sangue che passando per i polmoni fanno il pieno di ossigeno e fanno poi il giro per consegnarlo a tutti i tessuti per mantenere il “Metabolismo Basale” ogni volta che qualche area ha richieste maggiori perché ha un aumento di metabolismo allora più sangue viene deviato in quell’area.

Considerate che non c’è abbastanza sangue per mandare più energia/sangue a tutti nello stesso momento. Così come non ci sono abbastanza pompieri per spegnere incendi in ogni palazzo di una città. Mantenere l’equilibrio e la stabilità nello spazio sotto la costante influenza della forza di gravità non è uno scherzo in termini di richieste Metaboliche. Cosa succede allora?
Se comincia ad essere inefficace la gestione della posizione nello spazio, la richiesta di energia/sangue viene fatta da molte aree contemporaneamente. La conseguenza è il rapido esaurimento dell’energia, senza riserva per fare null’altro.

Le funzioni di occhi e masticazione

Tornando all’inizio dell’articolo, una finestra molto importante in tutto questo meccanismo è rappresentata dagli occhi.
Filogeneticamente parlando, quello oculare è un sistema antico. Significa che se prendiamo specie animali “meno evolute” hanno anche loro sistemi oculomotori ben strutturati (in inglese si dice hard wired).

Gli occhi in quanto organi “ottici” mettono a fuoco le immagini e dilatando e contraendo le pupille modulano la quantità di luce che entra. Questa è una funzione gestita dal Sistema Nervoso Autonomo (SNA) che è formato da due componenti: il simpatico e il parasimpatico. In realtà direi che più che essere formato da due parti viene descritto in due parti.
Il SNA governa tutte le funzioni non volontarie del corpo: pressione arteriosa, frequenza cardiaca, secrezioni ormonali, motilità intestinale, respirazione, circolazione periferica, deviazione del flusso di sangue in un’area o un’altra, microcircolo ecc. Con questa bella corrispondenza la reazione alla luce della pupilla è un indicatore chiaro e affidabile del funzionamento del SNA in tutto il corpo. In più anche il “pensare” induce una reazione nel SNA, in particolare una dilatazione della pupilla.
Tutto ciò significa che stimolando con la luce o con il pensiero una persona, se lo si guarda negli occhi, si può guardare nel SNA come attraverso una finestra.

Gli occhi sono una finestra con vista panoramica su tutto il Sistema Nervoso Autonomo (SNA). Insieme alle modifiche della circonferenza delle pupille si possono verificare e inquadrare differenze di pressione arteriosa, ad esempio tra un lato e l’altro del corpo, differenze di sudorazione tra un lato e l’altro, frequenza cardiaca alterata, salivazione, motilità intestinale, continenza urinaria, vascolarizzazione periferica delle estremità etc.

Gli occhi, anche se non tantissimo, si muovono all’interno delle orbite ossee fisse; insieme in modo coordinato, cioè si muovono insieme nella stessa direzione. Il movimento oculare è un crocevia di riflessi. Lo abbiamo già detto ma una volta in più non potrà fare più male che annoiare.

Gli occhi sono la porta di ingresso di migliaia di input ambientali ai quali dobbiamo sempre rispondere in modo adeguato per la nostra salvaguardia. Se un oggetto di presenta nel campo visivo all’improvviso ci sarà un rapido movimento oculare verso l’oggetto (saccadico) e poi se l’oggetto si sposta gli occhi lo seguiranno (inseguimento) e nel frattempo si deciderà cosa farne di questo stimolo se ignorarlo, assecondarlo, seguirlo o scappare via. Questi due diversi tipi di movimenti oculari coordinati sono controllate da due diverse aree cerebrali.

Quando camminiamo la testa si muove su e giù e a destra e a sinistra accompagnando la dinamica del passo. Il movimento della testa influenza anche quello mandibolare. La masticazione è un meccanismo a schema crociato come la deambulazione, essendo entrambe sottoposte al controllo degli stessi centri sottocorticali, in grado d’influenzare l’equilibrio neurovegetativo. La masticazione destra attiva l’ortosimpatico, e la masticazione sinistra attiva invece il parasimpatico. Anche per questo motivo è fondamentale avere una masticazione bilaterale alternata. Una masticazione abituale monolaterale, oltre ai noti effetti sullo sviluppo cranio facciale, avrà un effetto disequilibrante il SNA in quanto favorirà l’attivazione prevalente di un emisfero rispetto all’altro. In pratica descrive un 8 sdraiato (per chi ha fatto un po’ più di matematica oltre alle somme algebriche questo è il simbolo di “infinito”).

Gli occhi devono descrivere anche loro il simbolo di “infinito” ma devono muoversi in senso opposto per poter tenere lo sguardo su un obiettivo. Se non fosse così il mondo sarebbe in continuo movimento per noi, tutto sarebbe molto confuso.

Un altro modo per analizzare la complessità delle dinamiche oculari è questo: gli occhi rispondono sia a comandi volontari (cioè decidere se aprire o chiudere gli occhi e in che direzione guardare) allo stesso tempo rispondono a meccanismi riflessi: quando si gira la testa a destra gli occhi si muovono verso sinistra contemporaneamente modificano la curva del cristallino per mettere l’immagine a fuoco e si dilata/restringe la pupilla per modulare la luce in entrata. Tutte queste cose che suggeriscono una organizzazione neurologica complessa, avvengono nello stesso tempo senza sforzo e senza pensarci.

Riuscite a immaginarvi cosa accadrebbe se questo meccanismo cominciasse ad incepparsi? Il rapporto con l’ambiente diventerebbe problematico e bisognerebbe convergere molta o tutte le energie per gestire queste disfunzioni.

Gli occhi hanno anche un’altra caratteristica: gli si può guardare dentro. Si può guardare il fondo oculare. Si può vedere dentro il bulbo la parte posteriore della “sfera” oculare da cui poi parte il nervo e in cui arrivano i vasi sanguigni. Si possono vedere i vasi sanguigni. Questa è l’unica via di accesso non invasiva a vene e arterie. Si possono vedere le vene gonfiarsi (come a volte fanno nelle gambe) si può vedere se ci sono depositi di grasso, se hanno un decorso regolare, se ci sono sanguinamenti, oltre alle altre caratteristiche di normalità del fondo oculare.

Il tono, la contrazione delle pareti dei vasi è gestita in modo riflesso dal Sistema Nervoso Autonomo (SNA), come già detto, e proprio questa possibilità di guardarci dentro, allarga il panorama che si può scrutare guardando una persona negli occhi. Questa possibilità insieme alla dilatazione o costrizione della pupilla vanno sommate alla pressione arteriosa, alla frequenza cardiaca, alla capacità di concentrarsi. In altre parole, si possono triangolare le coordinate per identificare meccanismi che “zoppicano”, che neurologicamente non funzionano al massimo o per niente. Se il percorso neurologico è intatto ha bisogno solo di essere percorso.
Alla luce di questi fatti e possibilità, dire che gli occhi sono lo specchio dell’anima é come minimo una sottostima.

La rappresentazione cerebrale dello spazio

Nel cervello c’è un’area (collicolo superiore) dove si realizza una griglia dello spazio; è come una carta quadrettata tridimensionale. Quando si vuole prendere un oggetto da una “credenza” l’oggetto si trova nello spazio che corrisponde ad un quadratino della griglia cerebrale. Quando si stringe la mano ad una persona che te l’ha tesa, la mano tesa è collocata in un quadratino tridimensionale nella griglia nella quale si va a posizionare la propria mano per la stretta.

Ogni tipo di attività motoria può essere raccontata sotto questa prospettiva: colpire un pallone, salire le scale, sedersi. Quello che può succedere, anche in persone sane, che la rappresentazione dello spazio non combaci. Cioè il quadratino nella realtà dove è posizionato l’oggetto non è lo stesso dove il cervello crede che sia. Per cui il movimento del braccio per afferrarlo sarà inaccurato, impreciso e necessiterà di correzioni finali. Con lo stesso meccanismo mentre si salgono le scale si può inciampare perché il gradino è più alto di quanto non si sia immaginato, o meglio il gradino è più alto di quanto è rappresentato nel cervello.

Si può immaginare la griglia cerebrale dello spazio un po’ come gli schermi dei moderni telefoni “smartphone”, quando il dito tocca lo schermo quel punto rappresenta un quadratino sulla griglia elettronica dello schermo che la fa corrispondere al comando voluto. Se questo meccanismo comincia a non funzionare succede che si poggia il dito sul 5 e sullo schermo appare digitato il 6.

Tornando a noi e alla rappresentazione cerebrale dello spazio possiamo considerare i due estremi dello spettro cioè quelli che hanno una griglia finissima “ad alta qualità” che possono colpire al volo un pallone in rovesciata, oppure quelli che hanno una griglia alterata, inaccurata, quelli con avanzati problemi neurologici, infatti questi hanno sempre occhi che non funzionano bene e i loro sguardi sono caratteristici, ma nel mezzo ci sono tante persone normali che sono maldestre “urtano contro le cose” perché non sanno dove esse sono” che parcheggiano male perché non sanno dove sono i limiti delle strisce; se usano l’auto è tutta ammaccata negli spigoli e se non la usano è perché si sentono insicuri e si sentono altrettanto (anzi di più) insicuri ad andare in bicicletta.

La griglia cerebrale dello spazio è la struttura in cui si muovono gli occhi. Quando un oggetto si presenta nel campo visivo gli occhi vanno a guardarlo. Vanno nel quadratino della griglia dove l’oggetto è percepito, se l’oggetto lì non c’è si spostano e correggono la mira. Nei pazienti neurologici, quanto più la loro rappresentazione cerebrale dello spazio è sfalsata rispetto alla realtà tanto più i loro movimenti oculari sono alterati.

Ciascuno di noi riesce a riconoscere una persona con problemi neurologici dallo sguardo, da come i suoi occhi si muovono, lentamente o troppo velocemente, o per come sono fissi o piuttosto non riescono a stare fermi.

Correzione della griglia di rappresentazione cerebrale

A questo punto la domanda da farsi è se è possibile aggiustare, ri-tarare, correggere la griglia di rappresentazione cerebrale dello spazio in modo che combaci con la realtà?

Sì può essere fatto. Il sistema nervoso è plastico, è modellabile, anzi possiamo dire che è in costante modellamento e fin quando le vie neurologiche sono intatte, presenti e vivaci è possibile plasticamente correggere queste disfunzioni. Non bisogna tuttavia avere un problema “neurologico” propriamente detto, cioè di quelli che spaventano, di quelli che sembrano una sentenza, per avere qualche problema con i propri movimenti oculari.. Molto più spesso di quello che si crede le cose possono essere aggiustate. E allora che si fa con gli occhi?


Quando la griglia che rappresenta lo spazio nel proprio cervello è inaccurata rispetto alla realtà causa movimenti non precisi. Chi di voi ha mai usato in passato un palmare con stylus con il quale scriveva e digitava, si ricorderà come la precisione del tocco veniva regolata/settata con un test in cui appariva un punto sullo schermo da toccare, poi ne appariva un altro a caso sullo schermo etc. più o meno, con le dovute differenze, si fa lo stesso con la griglia corticale di rappresentazione dello spazio.

Si fanno esercizi saccadici verso un obiettivo che si sposta nel campo visivo: cioè invece di toccare con il pennino, lo si fa con gli occhi. Si fanno esercizi di fissazione dello sguardo: cioè si tiene lo sguardo su un obiettivo e contemporaneamente si muove la testa. Si fanno esercizi di inseguimento di un obiettivo: cioè si guarda un punto che si muove nel campo visivo. Questi esercizi possono essere fatti con varie combinazioni di difficoltà e con o senza associare una componente cognitiva (cioè l’elaborazione di un pensiero astratto).

Potete farlo anche da soli ma molto meglio affidarsi ad un buon ortottista….meglio se posturo-consapevole. Per maggiori informazioni potete contattare il Dott. Stefanelli.


Ringrazio il chiropratico esperto in Neurologia Funzionale, Luca Vannetiello per gli spunti necessari alla stesura di questo articolo.