Le placche o bites occlusali utilizzate da tempo nel trattamento dei disturbi temporo-mandibolari, hanno fondamentalmente il ruolo di ottenere una posizione mandibolare che sia in armonia funzionale con il sistema artro-muscolare stomatognatico.

Lo studio delle correlazioni occluso- posturali ha allargato ulteriormente le loro indicazioni quali strumenti di riprogrammazione posturale generale.

Sebbene in letteratura ne siano state descritte diverse tipologie, nessuna scuola gnatologica ha sufficientemente considerato nella realizzazione di tali dispositivi, l’influenza che i tessuti molli, lingua, labbra e guance, esercitano sulla postura e sulla dinamica mandibolare.

Scopo di questo lavoro è quello di valutare attraverso analisi strumentale gli effetti della modifica della postura linguale sulla posizione mandibolare, sulla distribuzione dei contatti occlusali su placca gnatologica superiore e inferiore e sulla postura corporea generale.

Cosa sono le placche occlusali

Le placche occlusali rappresentano ancora oggi il presidio terapeutico più utilizzato nel trattamento dei disturbi temporo-mandibolari (DTM).

Fondamentalmente, tuttavia, il ruolo primario di qualsiasi dispositivo interocclusale è, o dovrebbe essere, quello di favorire una posizione e una funzione mandibolare che sia in armonia con il sistema artro- muscolare stomatognatico. Lo studio delle correlazioni occluso-posturali ha allargato ulteriormente le loro indicazioni quali strumenti di riprogrammazione posturale generale.

Allo stato attuale nessun autore o scuola di pensiero ha considerato, nella realizzazione di tali dispositivi, l’influenza che i tessuti molli, lingua, labbra, guance, esercitano sulla postura e sulla dinamica mandibolare.

Numerosi studi hanno approfondito le correlazioni esistenti tra osso ioide, lingua, attività neuro- muscolare, movimenti mandibolari e funzionalità respiratoria durante la deglutizione.

A quest’ultima funzione viene attribuita particolare importanza in relazione al fatto che avviene sempre in maniera istintiva ed involontaria, mentre la fonetica, la masticazione e la posizione di riposo mandibolare sono attività neuro-muscolari apprese secondariamente, in relazione all’acquisizione della postura mandibolare, labiale, faringea, a loro volta funzioni della postura linguale.

I denti erompono all’interno di un corridoio muscolare formato dalla lingua e dalla muscolatura di guance e labbra. La loro posizione dipende dal rapporto spaziale con queste strutture ed è il risultato delle forze antagoniste cui sono sottoposti alla ricerca di un costante equilibrio tra forma e funzione.

La lingua, in particolare, assume un importante ruolo morfogenetico in fase di crescita e un altrettanto importante ruolo compensatore in fase adulta.

Alla fine dell’accrescimento craniofacciale la lingua non può che adattarsi alla forma del contenitore che l’accoglie, vale a dire le arcate dentali. I suoi limiti di funzione sono rappresentati all’equatore dentale, cioè al punto coronale corrispondente alla profondità delle fosse dal quale riceve informazioni propriocettive.

In situazioni patologiche, non lavorando a livello dei suoi limiti fisiologici di funzione, sarà costretta a deviare la sua postura per assumere un ruolo compensatore e colmare eventuali spazi di verticalità, anteriorità e lateralità fra le arcate dentali. Ben si conosce ad esempio la sua funzione di “bite naturale” nei casi di deficit di dimensione verticale quando s’interpone in deglutizione e non permette alle arcate di raggiungere il rapporto di massima intercuspidazione.

Dunque, la lingua rileva la postura dentale e la sua posizione nel cavo orale è rilevata dai denti; si comprende bene come malposizioni dentali possano fornire informazioni sensoriali scorrette, in disaccordo con quelle provenienti dagli altri recettori del sistema posturale, determinando modifiche nell’informazione di rientro con relativa rielaborazione dei patterns posturo-motori.

Materiali e metodi per valutare la postura

Le attrezzature utilizzate sono una pedana posturo-stabilometrica (Correkta, DLMedica Milano) e un sistema di analisi computerizzata dell’occlusione (T-scan III, Tek-scan Corporation, Boston).

L’attrezzatura posturo-stabilometrica è costituita da un sistema che offre la possibilità di rilevare ed elaborare una serie di dati per lo studio delle condizioni posturali e di equilibrio del soggetto, ossia il rilievo dei carichi sui pilastri di appoggio dei piedi e più precisamente, delle linee di forza che dal corpo arrivano ai piedi e al suolo.

È possibile indagare due importanti funzioni del corpo che si integrano fra di loro:

  1. Le strategie posturali: analizzano la distribuzione dei carichi sui pilastri d’appoggio ed il loro significato funzionale (POSTUROMETRIA). In postura ideale, la ripartizione del peso avviene in eguale misura tra i due piedi. La ripartizione del peso tra i pilastri posteriore, anteriore e laterale, avviene diversamente in relazione alle abitudini di vita e alle caratteristiche tipologiche del soggetto;
  2. Le condizioni d’equilibrio, localizzando la proiezione al suolo del Baricentro generale e dei Baricentri dei due piedi e valutando, in un tempo prestabilito (per convenzione 51,2 sec.), i modi e i tempi di spostamento degli stessi (STABILOMETRIA). Si analizza:

–             Posizione della proiezione al suolo del Baricentro generale: Distanza x-y

–             Lunghezza delle oscillazioni, Velocità e Superficie occupata (Statokinesigramma)

–             Rappresentazione nel tempo e caratteristiche delle oscillazioni (Stabilogramma)

È importante sottolineare che, con la pedana posturo-stabilometrica, i dati relativi ai carichi sui pilastri di appoggio dei piedi sono derivati in modo esatto, attraverso un modello matematico del piede e che pure la metodologia d’appoggio dei piedi sulla semi-piattaforma deriva da un calcolo ingegneristico-matematico.

Nell’interpretazione dei dati risultanti da questi esami (e questo vale per tutte le metodiche strumentali) non è tanto importante la comparazione con i dati statistici rilevati in modo randomizzato da campioni medi di popolazione considerati normali (e le apparecchiature non possono fare altrimenti), quanto le variazioni degli stessi ottenibili in seguito all’introduzione di inputs recettoriali specifici.

L’analisi occlusale computerizzata si effettua tramite un dispositivo che rileva ed analizza i contatti occlusali utilizzando dei sensori particolarmente sottili contenenti, tra due fogli di poliestere giustapposti, uno speciale inchiostro che risponde alla pressione diminuendo la resistenza elettrica tra fili conduttori di argento incorporati nel sensore. Tale sensore, applicato sull’apposita forcella del cavo di collegamento, invia i dati ricavati all’unità centrale che li elabora mediante il proprio software.

Esso permette di:

  • Registrare i contatti occlusali
  • Visualizzare i contatti e associarli a denti specifici
  • Analizzare i dati, con relazione di forza e tempo dei contatti occlusali visualizzata come immagini con contorni colorati

Le emissioni dei sensori sono registrate dal programma e rappresentati sotto forma di tracciati di aspetto diversificato, in forma bidimensionale (contorni e tridimensionale (picchi o colonne) ove le differenze di colore indicano l’intensità dei contatti, dal più debole (blu) al più forte (rosso).

Praticamente l’apparecchiatura esamina l’equilibrio occlusale nello stesso modo in cui la pedana stabilometrica esamina l’equilibrio posturale generale. Entrambi registrano dei valori statici di e le oscillazioni del centro di gravità.

Qui l’approfondimento completo completo di caso studio.

Il dottor Stefanelli è a disposizione per ulteriori informazioni a riguardo. Contatta qui lo studio per prenotare una visita.